mangiare tanto grazie alla palestra

Ieri, una cara amica mi ha comunicato che inizierà a frequentare la palestra il prossimo mese, sostenendo che fino ad allora non ha senso mettersi ‘a dieta’.

Questo mi ha fatto riflettere sull’attuale concezione della parola “dieta” e su come spesso sia vista come un periodo di restrizione calorica temporaneo anziché come un cambiamento di stile di vita sostenibile nel tempo con obiettivi volti a migliorare la propria salute. La dieta dovrebbe essere più di una corsa a breve termine verso la perdita di peso, dovrebbe essere un impegno a lungo termine verso un’alimentazione equilibrata che promuova la salute globale e la perdita di peso dovrebbe essere considerato un “effetto collaterale” non un obiettivo.

È importante considerare l’alimentazione come un’abitudine quotidiana che ci sostiene e ci nutre, piuttosto che come una serie di regole restrittive. Adottare uno stile alimentare equilibrato nel lungo termine non solo migliora la nostra salute fisica, ma ha anche impatti positivi sulla salute mentale, sull’energia e sul benessere generale.

In questo contesto, emerge l’importanza di ascoltare il nostro corpo. Capire le sensazioni di fame e sazietà è fondamentale per sviluppare una relazione sana con il cibo. Ascoltare il nostro corpo ci aiuta a rispondere alle sue reali esigenze anziché seguire regole rigide e impersonali.

Passando all’attività fisica, è essenziale allargare la prospettiva su di essa. L’allenamento non dovrebbe limitarsi all’obiettivo di perdere peso. Dovremmo considerare l’attività fisica come un mezzo per migliorare il nostro benessere generale, includendo benefici psicologici come la riduzione dello stress e dell’ansia.

Ecco dove entra in gioco la diversità nell’attività fisica. Ognuno di noi è unico, con preferenze e esigenze diverse. Trovare un’attività fisica che ci piace e che si adatta al nostro stile di vita rende più probabile che la manterremo nel tempo. Che sia yoga, nuoto o una passeggiata serale, ciò che conta è che ci piaccia e che diventi parte integrante della nostra routine quotidiana. Pratici gesti come parcheggiare l’auto più lontana dall’ufficio, prendere le scale, abituarsi a non andare a “risparmio energetico” sono tutti momenti in cui il nostro corpo si mantiene in movimento, attivo e non abbandonato a sé stesso.

Una componente chiave di questo discorso è anche la consapevolezza delle influenze culturali e sociali sul nostro approccio all’alimentazione e all’attività fisica. Spesso, ci troviamo a conformarci a norme predefinite senza mettere in discussione il motivo dietro le nostre scelte. Riflettere su queste influenze può aiutarci a sviluppare un approccio più consapevole e personalizzato alla salute e al benessere.

Una volta Michela Murgia ha detto una cosa molto interessante e cioè che gli italiani difficilmente sottostanno alle regole, cercano e trovano spesso un modo per aggirarle, tranne le regole della tavola, lì diventano rigidissimi. Ed è vero, pensate a come viene istintivo criticare una ricetta ritenuta “classica”, per esempio una carbonara fatta con il parmigiano anziché il pecorino, o la pancetta anziché il guanciale. Tendiamo sempre ad essere rigorosi a tavola, a fare quello che va fatto, insegniamo ai piccoli che “non ci si alza finché non hai finito quello che c’è nel piatto”, indipendentemente dalle quantità, dai gusti, dalla voglia di mangiare. Cresciamo i bimbi all’insegna del mangiare sempre, comunque, ovunque, senza chiederci mai se tutte queste regole siano davvero sensate sul lungo periodo o non portino a frustrazione, sensi di colpa, relazioni con il cibo distorte.

In uno studio del 2020 dal titolo “Helathy lifestyle and life expectancy free of cancer, cardiovascular disease and type 2 diabetes: prospective cohort study”, gli autori concludono che: “Abbiamo osservato che uno stile di vita più sano era associato a un minor rischio di cancro, malattie cardiovascolari e diabete, nonché di mortalità, con un aumento dell’aspettativa di vita totale e del numero di anni vissuti liberi da queste malattie. I nostri risultati suggeriscono che la promozione di uno stile di vita sano aiuterebbe a ridurre gli oneri sanitari riducendo il rischio di sviluppare molteplici malattie croniche, tra cui cancro, malattie cardiovascolari e diabete, e allungando l’aspettativa di vita libera da malattia. Le politiche pubbliche per migliorare l’alimentazione e l’ambiente fisico che favoriscono l’adozione di una dieta e di uno stile di vita sani, così come le politiche e le normative pertinenti (ad esempio, il divieto di fumare nei luoghi pubblici o le restrizioni sui grassi trans), sono fondamentali per migliorare l’aspettativa di vita, in particolare la vita. aspettativa libera dalle principali malattie croniche.”

Infine, concludo invitandovi a condividere le vostre esperienze, riflessioni e domande nei commenti. Creare un dialogo aperto può arricchire la nostra comprensione collettiva e ispirare un approccio più sano e sostenibile alla salute. Insieme, possiamo costruire una visione più completa e informata di cosa significhi vivere una vita sana e appagante.

A presto.

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