intolleranza al lattosio

I prebiotici, spesso trascurati o poco compresi, sono sostanze non digeribili che favoriscono la crescita e l’attività di batteri benefici nell’intestino. Contrariamente all’approccio tradizionale che tende a isolare il lattosio come causa di intolleranze al latte e derivati, vedremo ora che questa sostanza può svolgere un ruolo importante come prebiotico condizionale, specialmente per coloro con ridotta capacità di digerire il lattosio.

Partiamo dall’inizio: che cosa è il lattosio?

Il lattosio è uno zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. È composto da due molecole: il glucosio e il galattosio, legate insieme. La digestione del lattosio nell’organismo richiede l’azione di un enzima chiamato lattasi: il lattosio viene scomposto nei suoi componenti base, le due molecole vengono quindi separate per consentirne l’assorbimento attraverso l’apparato digestivo.

Siamo soliti considerare il lattosio come un problema per gli intolleranti, cosa in parte vera per i disagi fisici che provoca; ma questa prospettiva limita i benefici che il consumo di latte può offrire. Il latte, grazie al suo contenuto di lattosio e oligosaccaridi, stimola la produzione di bifidobatteri, promuovendo un microbiota intestinale più sano, un vantaggio che si estende a tutti, specialmente agli intolleranti.

Come è possibile?

Le persone che tollerano poco il lattosio possono consumarne fino a 12 g (contenuti in circa un bicchiere di latte) in una sola volta, o la stessa quantità in due frazioni distanziate nel tempo, senza sintomi. Nei soggetti con ridotta attività della lattasi, il lattosio arriva nell’intestino poco digerito, lì il microbiota intestinale lo idrolizza in glucosio e galattosio tramite la (fosfo-) β-galattosidasi batterica.

Il lattosio diventa dunque un substrato utilizzato dai batteri per le loro funzioni, producendo gas e acidi grassi a catena corta. Questi ultimi, per esempio, svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute intestinale e nel metabolismo nel fegato.

Il lattosio, non digerito negli intolleranti, agisce come substrato per la flora intestinale, potenziando l’attività saccarolitica e favorendo la crescita di bifidobatteri e lattobacilli, noti come “batteri buoni”. Questo effetto prebiotico del lattosio diventa particolarmente rilevante nell’anziano, dove sia la digestione del lattosio che la presenza di bifidobatteri tendono a diminuire.

Il lattosio può essere legittimamente considerato un prebiotico condizionale, poiché il suo effetto dipende dalla capacità individuale di digerirlo. La quantità di lattosio indigerito che raggiunge il colon determina l’entità dell’effetto prebiotico.

Va notato che oltre ai benefici prebiotici, il latte contiene anche calcio e la presenza di lattosio non idrolizzato aumenta il suo assorbimento. La mal digestione del lattosio, considerata solitamente un problema, si rivela così un’opportunità perché, come spesso accade quando si va a fondo delle cose: tutto dipende.

In conclusione, la maggior parte degli individui con ridotta capacità di digerire il lattosio può consumare una tazza di latte o un vasetto di yogurt bianco senza sintomi rilevanti, contribuendo al benessere del microbiota, soprattutto se associato ad altri alimenti, per esempio durante la colazione. Privarsi completamente di questo nutriente, in assenza di sintomi gravi, potrebbe rappresentare un errore per la salute intestinale.

A presto!

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